ispirazione
Vita da scrittori (e non)

Se ami qualcosa, lascialo andare

Reading Time: 4 minutes

Il nostro attaccamento è sempre un ostacolo

Ho scelto questa frase come motto, anche se non esprime al cento per cento il mio pensiero. Credo che non possediamo davvero nulla, ma possiamo andarci vicino con l’amore; e non è l’eternità a certificare il valore. Lo stesso, filosofia personale a parte, questo cartello incontrato in un bar (che forse vi ricorda anche una canzone di Sting) tocca un aspetto importante del rapporto con la realtà: la capacità di lasciare andare come condizione per vivere le cose con chiarezza.

Lasciare andare, come?

Riordinare soffitte, armadi e cassetti, buttando via o distribuendo quello che non serve più.

Prendere le distanze da paure e desideri che diventano troppo ingombranti nel bilancio energetico.

Sistemare le questioni aperte del passato e perdonare per procedere più leggeri.

Permettere alle persone di allontanarsi, se questo è il loro percorso. Accettare il lutto, reale o percepito.

In sintesi: accogliere il cambiamento e girare pagina.

Non sono piccolezze, vero? Il fatto è che, anche senza essere dei control freaks, tutti facciamo il possibile per plasmare la realtà a nostro piacimento. Capita che funzioni, ma non sempre è così; ed è normale arrivare a domandarci, prima o poi, se non sia il caso di mettere in discussione i presupposti delle nostre azioni. In fondo Einstein non aveva torto: è follia continuare a fare sempre la stessa cosa e aspettarsi un risultato diverso.

Vi starete domandando cosa mi spinge a riflessioni del genere. Per fortuna, niente di grave. È soltanto un periodo di decluttering: pulizia e riordino, interiori ed esteriori, che mi fanno mettere a soqquadro la casa come se dovessi fare spazio a chissà cosa, e mettere in discussione cose da troppo tempo date per scontate.

Lasciare andare ciò che non si può controllare è la chiave della gioia.

Nel mirino ci finisce anche la scrittura. Soprattutto la scrittura.

Quando ho pubblicato il post The Dark Side of Blogging, ovvero: 6 buoni motivi per chiudere un blog pensavo che la mia inquietudine nascesse da una gestione sbagliata del tempo, poco favorevole alla scrittura. Mi sono accorta che non è così: la blogosfera diventa un problema solo di riflesso.

Il punto è che non ho voglia di scrivere.

Non sto dicendo che non mi piace più. Il gusto di inventare e raccontare storie non evapora in poche settimane. Non dico nemmeno che smetto definitivamente di scrivere, perché spero invece che la mia passione per la scrittura risorga come la fenice dalle proprie ceneri. Però qualche giorno fa mi sono trovata ad aprire il file del romanzo (lo stesso che mi mandava in fibrillazione qualche settimana fa), posizionarmi sul nuovo capitolo e pensare: “non mi interessa”.

Ehi, così non va.

Potrei continuare lo stesso a scrivere. La pagina bianca si riempirebbe comunque di parole, e forse il risultato sarebbe gradevole; ma non è questo che cerco. Passione e ostinazione non sono sinonimi.

Per scrivere serve una forte motivazione.

Ecco, la motivazione. È questo che alla lunga può decidere il risultato della partita, secondo me. In materia di scrittura puoi essere un moderato o un entusiasta, un pianificatore o un improvvisatore, un costante o un impulsivo, un seguace di talento e ispirazione oppure un meticoloso lavoratore, ma alla fine, stringendo, continuerai a scrivere solo se quello che ne ricevi ti ripaga delle energie spese.

Non esiste un criterio oggettivo. Ti può motivare vedere il tuo nome su una copertina, seguire la tua vocazione, frequentare un gruppo di scrittura, vendere migliaia di copie. Ognuno è un mondo a sé. Ma se non c’è un equilibrio tra aspettative, impegno e risultati, vuol dire che qualcosa in questo tris di fattori deve cambiare. Quindi?

Voglio tornare a vivere la scrittura da dilettante. Da scrittrice per hobby, come dice Cristina in un suo post.

Rispetto e apprezzo il mio impegno di questi anni e i risultati che ho ottenuto. Cercando di scrivere in modo professionale ho acquisito un metodo di lavoro flessibile e un bel bagaglio di conoscenze tecniche, oltre ad avere conosciuto meglio me stessa. I risultati, però, non sono quelli di un professionista. Un professionista ha un buon editore che aspetta i suoi scritti, sperando di poterli pubblicare. Per ora questa non è la mia situazione, anche se due miei romanzi stanno ancora percorrendo le oscure vie dell’editoria.

Quindi ritorno a comportarmi da dilettante.

Primo: mi prendo una bella pausa, senza definire quanto durerà. Per questo l’inizio dell’articolo parla di “lasciare andare”. Ho sempre temuto che perdendo la costanza, o anche soltanto rallentando il passo, avrei rischiato di girare pagina e abbandonare del tutto la scrittura. Bene, è possibile che succeda. Accetto il rischio. Forse una fase si chiude per fare spazio a un’altra. Di certo, se riprenderò a scrivere, sarà in modo diverso.

Secondo: nella pausa, torno a vivere il mio quotidiano con la mente libera, concentrata su ciò che faccio, senza sentirmi costantemente trascinata da un elastico invisibile verso il romanzo che aspetta.

Terzo: leggo come una forsennata! Mi gusto il momento in cui un libro sta per finire e mi domando quale sarà il prossimo. Prima leggevo sempre nei ritagli, con la fretta di chi ha qualcosa da recuperare.

Questi sono solo i lati migliori della situazione. Mi sento anche un po’ malinconica e stranita. Da più di dieci anni sogni, pensieri, fantasticherie e progetti si sono concentrati principalmente sulla scrittura, perciò la sua sparizione dalle giornate mi lascia disorientata, oltre che sollevata.

Intanto i miei scritti seguono il loro corso. Al momento il timone resta affidato al mio agente, ma non abdico al mio ruolo: quando deciderò di muovermi in un senso o nell’altro, lo farò. Non do niente per scontato. Intanto cerco nella tranquillità la radice della mia motivazione, se ancora esiste; ma la cerco… senza cercarla. È l’unico modo.

(Avete ragione, non c’era bisogno di un intero post per fare questo annuncio. Chissà quante persone hanno smesso di scrivere e ripreso a farlo senza farlo diventare una questione nazionale. Chiedo venia! Per me anche una pausa temporanea è una questione nazionale…)

Nel mio periodo di disintossicazione, il blog ridurrà le sue funzioni vitali. Non voglio continuare a parlare di scrittura – che stacco sarebbe? – ma mi fa piacere stare in vostra compagnia, perciò credo che proseguirò con le citazioni. E vi verrò a trovare sui vostri blog, naturalmente. Insomma ci sarò, anche se in una forma un po’ diversa dal solito, che non voglio più considerare “il solito”. Spero che mi farete compagnia e mi racconterete di voi!

51 commenti

  • Michele Scarparo

    L'ho fatto anche io, e sono stato contento di averlo fatto. Poi sono stato contento di tornare, ma mi è servito per liberarmi di una spada di Damocle che io stesso mi ero messo sulla testa. Se dev'essere passione, passione sia (e con lei la sregolatezza che le appartiene). Noi siamo qui, i commenti ci sono, gli spazi per parlare pure. E quando posterai, feedly me lo dirà subito. Sempre meglio un persona felice che un blog pieno

  • Anonimo

    Be' decisamente era nell'aria. Leggo e mi spiace un fondo di delusione, però i periodi di questo tipo vanno e vengono soprattutto per chi come noi si sente un po' in credito. Poi che ne sai? Magari domani una fantastica nuova idea bussa alla porta e si riparte, io ci sono qui con le citazioni, da me con i miei deliri. Un forte abbraccio sperando che comunque tu possa fare fantastiche letture che, in fondo, sono la nostra prima immensa passione. Buoni libri dunque. Sandra

    • Grazia

      La delusione c'è, non so quanto giustificata. Tanti scrivono, e scrivono anche bene. Non è così ovvio riuscire a emergere. Tutto sta a riuscire ad accettare che posso fare il mio meglio e non riuscire lo stesso. Questo è un boccone ostico! (Grazie!)

  • Serena

    Devo tornare con calma, adesso devo portare il pacchetto a scuola. Per ora, velocemente: 1) fai benissimo 2) è un problema di aspettative 3) lo dai già come va a finire, vero? ???? Ma ci rileggiamo con calma. Se ne avessi il tempo ci scriverei su un post adesso ????. Ah, e dimenticavo: 4) non è una tragedia.

  • Grazia

    Hai ragione, nessuna tragedia. Ci sono problemi ben più gravi! Però non sorrido dicendolo, per ora. Come va a finire? Un'ipotesi ce l'ho, ma è tutta da verificare. Grazie!

  • Marina

    Hai scritto un post bello e sentito. Credo che nella nostra "famiglia allargata" di scrittori/lettori nessuno possa dire di non capirti: ci siamo passati tutti. Attraversiamo fasi, nella vita, viviamo cambiamenti, cerchiamo nuove cose, andiamo avanti, insomma, in modo del tutto naturale. La scrittura è una passione che non si stanca di aspettare il momento opportuno; dunque, lascia pure andare ciò che ami; quando sarai pronta per riappropriartene, non hai che da aprire un cassetto e tirare fuori carta e penna.
    Ci vediamo in giro, Grazia!

    • Grazia

      Magari basta l'idea per una nuova storia a riaccendere tutto, chissà. Ah, anche un buon contratto che riaccenda le speranze può andare.

  • Daniele

    Sono d'accordo con Serena, la scrittura, come ogni forma di arte, è personale e segue il personale stato d'animo, concetto che abbraccia tantissimi altri concetti. Quando l'ho abbandonata io, credo un paio di volte, è stata una cosa naturale, tanto che neanche me ne sono accorto.

    • Grazia

      Vorrei avere anch'io quel tipo di naturalezza; invece i miei imperativi categorici si mettono spesso in mezzo. Hanno dei vantaggi, ma anche un prezzo alto da pagare.

  • Giulia A.

    Ciao Grazia, come sai ti seguo sempre anche se non commento spesso e ti ringrazio anche per questo post, per questo annuncio "non necessario" ma sicuramente profondo e foriero di riflessioni, come molti altri tuoi post. Coincidenza, mi sto dedicando al "riordino" anch'io, e sebbene non voglia lasciare al momento la scrittura, sento affinità con molte delle cose da te scritte. Ti faccio i migliori auguri per il tuo periodo nuovo, che sia pieno d'aria, di luce e quando serve di silenzio.
    …aspetto la prossima citazione però

  • Maria Teresa Steri

    Mi sentivo vicina a quello che dicevi sul blog e mi sento ancora più vicina a queste riflessioni, perché ho vissuto in passato e vivo anche ora un giorno sì e l'altro no questo calo di motivazioni che corrode la voglia di scrivere. Prendersi una pausa è di certo una cosa giusta, per lo meno per guardare la faccenda con più distacco. Ma onestamente a me non è cambiato molto dopo queste pause. Ho sempre ripreso a scrivere perché la verità è che non posso farne a meno, pur con tutti i dubbi e il resto. Se l'amore per le storie è autentico, tornerà…

  • Mattia L.

    Mi spiace che il blog riduca le sue attività, lo leggevo sempre con piacere. Tuttavia posso capire che a volte certe cose divengano insopportabili: io stesso ho pensato più volte di dire basta alla mia webzine musicale, perché non sopportavo molte cose a essa collegate. Quindi, se così ti senti fai bene a staccare .

  • Tenar

    Le pause a volte sono necessarie.
    Scrivere è uno sport di resistenza e, come tale, logora. Quando facevo atletica a livello agonistico, finite le gare più importanti, l'allenatore imponeva un mesetto in cui si correva solo a piacimento, con un ritmo tale da poter chiacchierare. Oggi questo è il massimo che io riesco a fare, corsette a ritmo blando, ma allora, abitata a ben altri ritmi era quasi fastidioso (ricordo che una volta mi sono lamentata che arrivavo alla sera e non ero stanca, confondendo, credo, stanchezza con sfinimento). Eppure era indispensabile. Immagino che con la scrittura sia lo stesso. Io ho rallentato. Principalmente perché me lo impone la vita, ma non si può andare sempre al massimo. Si rischia di infortunarsi, che in scrittura temo voglia dire scrivere delle schifezze o demoralizzarsi per sempre. Meglio seguire i propri ritmi, affrettandosi lentamente.

    • Grazia

      Demoralizzarmi per sempre è proprio quello che non voglio. Un conto è rendermi conto delle difficoltà, un altro è pensare che devo abbandonare le speranze. Quello che dici suona molto vero.

  • Celeste Sidoti

    A suo tempo presi una pausa lunga giusto qualche… anno. E mi fece bene.
    Scrivere "sul serio", e allo stesso tempo continuare a vederla come un gioco, è difficile. E' un equilibrio precario. Ma si scrive prima di tutto per il proprio piacere, se quella gratificazione fondamentale va a cadere, che senso ha continuare? Ciclicamente questi periodi arrivano, è bene accettarlo e agire di conseguenza, fa solo che bene; non siamo iscritti a nessun "partito degli scrittori" e possiamo prenderci una vacanza quando e per quanto vogliamo

    • Grazia

      E' un equilibrio precario, hai ragione; del resto l'equilibrio è il punto di mezzo tra due squilibri, perciò pretendere che sia statico non ha senso. Forse devo solo imparare a seguire i miei ritmi senza forzature.

  • M.

    Mentirei se dicessi che non mi dispiace e che non ho messo il broncio ma… visto che mi sono presa una pausa di un mese senza avvertire nessuno bisogna che stia zitta.
    Ritrovati. E torna. Se poi non torni va bene, ma devi saltellare.

  • Nick Murdaca

    Tutto ciò che riguarda noi, quindi la nostra esistenza, non è un monolite immutabile nel tempo, anzi, è un susseguirsi di cicli naturali di energie di durata variabile; a volte intensi, a volte come dormienti e altre ancora sospinti dall'inerzia. Non è dato sapere l'avvicendamento temporale di ciascuno di essi, ma lo possiamo sentire, come fosse nell'aria. Buona pausa, Grazia!

  • Francesca

    Certo, fare ordine è fantastico! Io ho cominciato a portare dal rigattiere un sacco di roba che m'infastidiva vedere in casa! L'ho ceduta per pochi spiccioli, ma mi fa piacere pensare che qualcuna la riutilizzerà. Altre cose posso regalarle. Quelle che odio di più le butto direttamente via!
    Per quanto riguarda la scrittura…sto pensando in effetti di "buttare via" alcune mie fissazioni sul tipo "io sono una persona che scrive questo e quello e non potrebbe essere diversamente" per sostituirle con pensieri come "che cosa mi fa pensare che non potrei dedicarmi al tal genere? Perché ho sempre pensato che sarei stata negata? Non sarà solo pigrizia o inerzia?".

  • Giulia Lù

    In questi giorni ho avvertito anch'io un po' di pesantezza e avevo pensato di diradare i miei post sul blog, ma per un motivo diverso dal tuo.
    Infatti ho ripreso a scrivere una storia che avevo in testa e nel cuore e vorrei dedicare tutto il mio tempo libro al romanzo.
    Mi sono anche chiesta se davvero valga la pena sopportare tutta questa fatica per scrivere, non facendo altre cose tipo leggere non solo nei ritagli di tempo come affermi. Quindi ti capisco benissimo! Se senti la necessità di prenderti una pausa devi farlo, per ritrovare la tua serenità e magari anche la voglia di scrivere con la passione di una volta. Se continuerai con le citazioni io ti seguirò come sempre volentieri.
    Un abbraccio. Giulia

    • Grazia

      Grazie! E' vero, non si può strizzare la vita in un cubetto per scrivere, o alla fine ne risentono sia la vita che la scrittura, per non parlare dell'equilibrio personale.

  • Cristina M. Cavaliere

    Grazie di aver menzionato il mio post di qualche tempo fa, di "scrittrice per hobby". Del resto, i nostri scambi sulla questione sono ormai in corso diffusamente in altri ambiti.

    Per quanto mi riguarda, il senso di frustrazione derivava dal cominciare a fare confronti con gli altri, e questo non va assolutamente bene. Per me è un periodo d'oro anche perché ho buttato un sacco di zavorre, la prima delle quali è l'attesa del riconoscimento del lavoro svolto: la leggerezza che ne è derivata mi sta facendo un gran bene. Sono entusiasta di quello che faccio, e grata di poterlo farle.

    Come seconda cosa, bisogna tener d'occhio anche il proprio senso di stanchezza come cartina al tornasole. Non sembra, ma la scrittura è faticosa perché è anche un sacrificio e una disciplina: perché, dopo una settimana di lavoro, devo stare chiusa in casa a scrivere o a progettare, quando fuori magari c'è il sole? Chi me lo fa fare? Scrivere è essenzialmente un'attività mentale, nulla a che fare con disegnare o dipingere, o praticare uno sport.

    • Grazia

      Il tuo modo di scrivere, lo sai, è un faro verso cuo dirigermi. Molto giuste le tue riflessioni sul fatto che scrivere è un'attività mentale. Se non si bada a trovare un equilibrio tra il pensare e il fare, si rischia un tracollo su uno dei due fronti, o su entrambi.

    • Cristina M. Cavaliere

      Ahahah, il nostro inguaribile perfezionismo! L'altro giorno, rileggendo l'ultimo post sul mio blog, ho visto che mancava un punto. Il classico punto che fece esplodere la galassia.

  • Marco Freccero

    Credo di averlo già scritto, forse anche qui. Per 5 anni io non ho scritto nulla, né ho letto narrativa. Non ne avevo più voglia. Per anni avevo scritto rubando tempo a ogni momento di riposo e sosta e non riuscivo a ottenere nulla. Zero. Solo delusioni su delusioni, e silenzi. Allora ho detto: "Al diavolo. Non hai talento, è chiaro, no?". Però ho ripreso a scrivere, alla fine. Perché anche se la metti da parte, o sotto chiave, la voglia di scrivere prima o poi riemerge

    • Grazia

      Il lato peggiore del combinare poco o niente con la scrittura è che, alla lunga, l'autostima ne soffre pesantemente. Magari è anche giusto, visto che non siamo tutti geni incompresi, ma si rischia di non riuscire a tirare fuori nemmeno le doti che si possiedono. La voglia di scrivere, però, come dici tu segue le sue vie, ed è una gran cosa.

  • Andrea Cabassi

    Il suggerimento che estraggo dal cilindro in questi casi è: scrivi un racconto che non abbia nulla a che fare con il romanzo, vedrai che aiuta

  • Salvatore

    Magari lasciando andare potresti scoprire quanto la scrittura ti manchi, quanto riempiva la tua vita ripagandoti, magari in modo indiretto, di tutte le energie (positive e negative) spese al suo seguito. Ci sono questi periodi, è giusto affrontarli senza ignorarli. Condivido quindi il tuo approccio.

    • Grazia

      Naturalmente spero che sarà così, però cerco di non pensarci. So fingere di tutto, quando si tratta di resuscitare speranze abbattute!

  • CogitoErgoLeggo

    Comprendo bene lo stato d'animo che hai descritto. In passato mi è capitato già due volte ed entrambe hanno portato a una sospensione della scrittura (in qualunque forma, sia essa narrativa o blogging) e alla chiusura dei miei due blog dell'epoca (io li avevo proprio rimossi dal web).
    Per me, la cura è stato non pensarci e fare altro. Leggere, guardare film, disegnare…
    La pausa è durata 3 anni e, alla fine, la scrittura è tornata da me. Non direi proprio all'improvviso, anzi. Si è trattato di un lento processo di ripresa di confidenza e fiducia in me stessa.
    Non posso dire che sia stato facile e non è nemmeno un "rapporto" molto stabile, il crollo è sempre dietro l'angolo.
    Ti auguro una buona pausa e una futura riscoperta della scrittura.

    • Grazia

      Grazie! Mi sono resa conto anch'io che quello con la scrittura non è – e forse non può essere – un rapporto tranquillo. C'è troppo in gioco perché non si creino degli squilibri.

  • Chiara Solerio

    Anche io avevo pensato di prendermi una pausa. Poi, semplicemente cambiando modi e tempi, le cose vanno meglio. Nel mio caso, si trattava solo di accettare i miei naturali limiti umani e vivere la stesura del romanzo con più leggerezza.

    Hai mai pensato di tenere il blog per i "pensieri in libertà" da esprimere in questo momento di pausa? Ad avermi mandato in crisi è stato l'eccesso di razionalità in ciò che facevo: rispettare gli aggiornamenti da un lato, e scrivere la prima stesura con una fedeltà eccessiva alle regole e con revisioni premature che rallentavano il percorso. è stato questo mentale, secondo me, a togliere la gioia. Il voler fare sul serio a volte ci stacca dal piacere insito nell'atto stesso dello scrivere. Nel momento in cui abbandoniamo tutte le aspettative, però, il nostro rapporto con la pagina può diventare autentico.

    • Grazia

      E' sempre il mentale a togliere la gioia! La mia situazione in pratica è simile a quella che descrivi, solo che l'ho lasciata fissare per troppo tempo. Sì, mi sono domandata se usare il blog in questo modo, ma ho pensato che uno stacco vero sia meglio… anche se poi posto le citazioni. Coerenza! L'idea in sé è buona, comunque, perciò grazie.

  • Gloria Vanni

    Ciao, Grazia, capisco, l''ho fatto anche io l'estate 2015, ricordi? Stacca la spina, assapora ciò che ogni giorno capita, sperimenta i tuoi momenti, nel mio cuore ci sei e ci sarai sempre! Ti abbraccio forte!

    • Grazia

      Questo è un decluttering imponente, ma almeno in scala minore vorrei ammetterlo a far parte della mia vita quotidiana. Si viaggia bene leggeri!

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *