Come sabotare un incipit
L’incipit è importante, lo sappiamo. Serve ad attirare il lettore nella storia, a fargli capire quali siano le regole del nostro mondo narrativo e dargli un assaggio della nostra voce. Tutti fattori che possono fare la differenza tra un “lo compro” e un “cerco qualcos’altro”. Ma per le stesse ragioni l’incipit può essere un trabocchetto per l’autore, che senza saperlo si auto-sabota. Come?Prendo lo spunto da Come non scrivere un romanzo, di Howard Mittelmark e Sandra Newman, che ci insegnano… come sabotare un incipit.
– Quando la trama è troppo esile.
Nell’incipit dobbiamo far intuire quale sia il conflitto su cui si impernia la storia, un conflitto che nelle sue ramificazioni deve reggere per trecento pagine e di solito cambierà per sempre la vita del protagonista. Se nell’incipit accenniamo solo a un problema di scarsa rilevanza e/o non di interesse generale, priviamo l’incipit di una delle sue funzioni principali.
– Quando la storia tarda a decollare.
Nell’incipit vediamo solo l’inizio della storia. Se accumuliamo scene su scene, anche piacevoli in sé, senza però costruire la storia (e per storia si intende ciò che accade al protagonista nel presente), stiamo perdendo il nostro tempo e forse anche l’attenzione del lettore.
– Quando si annaspa nell’infanzia del personaggio.
Il passato dei personaggi, che come autori dobbiamo conoscere a fondo, non dovrebbe comparire nell’incipit, dove stiamo tentando di far decollare la storia, non di rallentarla.
– Quando l’autore scambia il luogo per la storia.
Se anche abbiamo in mente un’ambientazione speciale, non è questo il momento di dilungarci in dettagli, tanto più se ci troviamo a usare termini come “meraviglioso” o “incredibile”, che non possono far entrare il lettore nella storia.
– Quando si svia il lettore senza volerlo.
Nell’incipit più che mai, il lettore pensa che ogni scelta di personaggi e dettagli abbia una ragione precisa, che si rivelerà in seguito. Meglio essere cauti nel far entrare in scena comparse appariscenti e particolari che attirano l’attenzione, quando poi non se ne parlerà più. Anche problemi appena accennati, come un fratello che beve, un ragazzo che ha smarrito il suo cane, una persona con l’auto in panne, in questa fase fanno nascere nella mente del lettore delle domande che vorranno una risposta.
Stesso discorso per i rapporti tra i personaggi: un abbraccio troppo caloroso può far pensare a un amore che nasce, un contatto fisico inappropriato con un bambino può far scattare nel lettore un campanello d’allarme, due amici ubriachi che crollano su un letto possono far pensare all’omosessualità. Gli indizi fuorvianti vanno evitati.
Grazia Gironella, nata a Bologna, vive ai piedi delle montagne friulane ed è appassionata di natura e discipline orientali. Tra le sue pubblicazioni: La strada che non scegli (biografia); Cercando Goran (Searching for Goran in lingua inglese), Veronica c’è e Tutti gli amori imperfetti (romanzi); Tarja dei lupi e La pace di Jacum (racconti lunghi), e il manuale di scrittura creativa Nel cuore della storia.