I 5 pilastri dello scrittore
Cosa ci sostiene nel nostro scrivere? Vi racconto i miei pilastri, raccontatemi i vostri.
La scrittura è un’esperienza personale. Parlandone nei nostri blog ci riconosciamo nelle esperienze altrui, ma non per questo siamo uguali. Iniziamo a scrivere o smettiamo di farlo spinti da motivazioni diverse, come viviamo in modo diverso i problemi che incontriamo troviamo sulla nostra strada.
Basta pensare agli argomenti più hot che imperversano nei blog senza raggiungere – giustamente – una conclusione: l’autopubblicazione, l’utilità dello studio delle tecniche narrative, la pianificazione della storia, la diatriba talento vs apprendimento… no, non si può proprio dire che siamo tutti uguali.A scontrarsi spesso non sono posizioni giuste e sbagliate. Le facce della medaglia sono sempre due, perciò possiamo dimenticare di sentirci un gradino più in alto di chicchessia solo perché il nostro punto di vista ha un maggior numero di sostenitori oppure sembra più professionale.
In questo mare di esperienze individuali, condividere le proprie impressioni è ancora più gustoso, quando non ci si accapiglia. Per questo mi è venuto in mente di fare un piccolo sondaggio.
Quali sono i cinque pilastri che reggono il vostro scrivere?
Non ne scelgo di più per lasciare spazio soltanto alle parole necessarie. Le conoscenze tecniche, per esempio, sono utilissime, ma non si può dire che sia impossibile scrivere qualcosa di valido senza conoscerle; oppure l’ostinazione: mi serve per non lasciarmi demoralizzare troppo facilmente, ma può diventare anche negativa, quando trasforma lo scrivere in un dovere, se non in un’ossessione.
Ecco le mie cinque parole, i miei pilastri personali. Di solito mi reggono; a volte sono io a reggere loro, come succede tra buoni amici.
Dedizione
Scrivere fa sentire bene, ma non è facile raggiungere un buon livello qualitativo. Senza la volontà di ritagliare nelle mie giornate il tempo per scrivere non potrei migliorare; non avrei ricevuto le conferme che mi hanno incoraggiata a proseguire e probabilmente avrei già perso la voglia di scrivere.
Umiltà
Lo ammetto: sono convinta che le mie storie meritino di essere conosciute. Ah già, dimenticavo che tutti gli scrittori sono innamorati delle proprie storie… comunque sia, illusione o realtà, sento di poter scrivere per un pubblico. Non mi sognerei di farlo solo per soddisfazione personale, con l’impegno che comporta, senza la speranza di arrivare a intrattenere i lettori.
Scrivere discretamente o bene, però, può non bastare a raggiungere il mio obiettivo. Ce n’è di gente che scrive, là fuori! Una parte forse farebbe meglio a dedicarsi ad altro, ma molti sono bravi quanto me, e alcuni – ahimè – scrivono storie da far restare a bocca aperta, e non per il disgusto.
Quindi non c’è bisogno di me nel panorama della letteratura. Posso però sperare di arrivare a scrivere qualcosa di speciale, e che in quell’occasione la persona giusta mi noti. Il fatto è – mi serve tenerlo presente – che questo magico mix di qualità e fortuna potrebbe non verificarsi mai. Fa parte delle regole del gioco, e incattivirsi contro l’editoria o la sorte non serve a nulla. Anzi, è una cosa da bambini viziati. Van Gogh pur di continuare a dipingere ha vissuto una vita di stenti, si è guastato la salute e ha avuto rapporti travagliati con tutti, concludendo la sua vita nel modo drammatico che conosciamo. Vergogna, lamentarmi per le mie traversie di autrice!
Pazienza
Oh, qui rischio grosso. Non ne sono molto dotata per natura, ma mi sto allenando, non solo nella scrittura. I miei sforzi sono punteggiati di momenti di esasperazione: ma quanta pazienza serve? Potenzialmente infinita, considerato che l’obiettivo può non essere raggiunto (ci insisto troppo?).
La percezione del tempo è strettamente legata alle aspettative. Allacciarmi le scarpe mi richiede pochi secondi; se ci metto tre minuti, mi disturba, anche se quei tre minuti sono un nulla. Quanto tempo prevedo richieda scrivere non un solo romanzo, ma diversi romanzi, e proseguire attendendo l’occasione giusta, fino a rendere la scrittura una vera attività? Eh, ce ne vuole di pazienza…
Consapevolezza
Senza consapevolezza non possiedo nulla. La famiglia più meravigliosa diventa una seccatura continua, i valori sono simboli vuoti, la vita stessa si trasforma in una serie di incombenze, desideri insoddisfatti e colpi della sorte. Quello che dico a parole – non mi manca il necessario, ho la salute, qualcuno che mi ama, una bella casa – non ha significato, se resta nella sfera della razionalità e non lo vivo davvero.
Anche nella scrittura mi serve essere consapevole. Di quello che ho fatto, di quello che voglio fare. Delle implicazioni realistiche delle mie scelte. La “strada sbagliata”, eticamente parlando, non esiste: posso decidere per il self-publishing oppure insistere con la pubblicazione tradizionale, cercarmi un agente o proseguire da sola, partecipare ai concorsi letterari o ignorarli, continuare a scrivere o smettere.“Sbagliato” è soltanto non comprendere in quale direzione mi spingono queste scelte, il che non significa vedere il futuro nella boccia di vetro, ma informarmi bene e imparare a distinguere tra la voce dei miei sogni e quella della realtà.
Piacere di scrivere
Ce l’ho, non ce l’ho? Dipende dal momento. Scrivere mi fa sentire bene. Basta qualche giorno di astinenza per darmi i primi sintomi: calo di energie, umore più cupo, senso di vuoto. In fondo scrivere fa parte della mia vita da tanto tempo – dodici anni! Santo cielo. Quando non scrivo, penso a cosa scrivere e come scriverlo, o al peggio mi faccio il training autogeno per rafforzare la mia fluttuante autostima.
Mi pare di capire che alla fine, sotto sotto, scrivere mi piace e basta, con o senza pubblico. Il genere di impegno richiesto da un approccio professionale è ingombrante e porta via tempo ad altro, in primis alla lettura, perciò è difficile non chiedermi se il gioco vale la candela; ma visto che scrivere mi piace, tanto vale apprezzarlo e godermelo fino in fondo, senza porre condizioni. (N.B.: La mia insistenza sul fatto che potrei non raggiungere mai il mio obiettivo nasce ovviamente dal fatto che non prendo in considerazione il self-publishing, almeno per il momento. Questo perché non mi trovo del tutto d’accordo sulla logica alla sua base, e soprattutto perché non sono convinta che le energie spese in autopromozione possano dare i risultati che cerco. Per il resto, mai dire mai!) Vi ho raccontato i miei cinque pilastri. A turno vacillano tutti, nondimeno reggono gran parte della mia vita di scrittrice. Ho altri pilastri, naturalmente, che reggono il resto e si intrecciano a questi, ma quella è un’altra storia.
Avete anche voi pilastri cui non potete, né volete rinunciare?
Grazia Gironella, nata a Bologna, vive ai piedi delle montagne friulane ed è appassionata di natura e discipline orientali. Tra le sue pubblicazioni: La strada che non scegli (biografia); Cercando Goran (Searching for Goran in lingua inglese), Veronica c’è e Tutti gli amori imperfetti (romanzi); Tarja dei lupi e La pace di Jacum (racconti lunghi), e il manuale di scrittura creativa Nel cuore della storia.
31 commenti
La spettinata
Mantenere alcuni ricordi. Io scrivo molto do autobiografico e scrivere, sebbene una realta' di gran lunga diversa da quella vissuta, mi mantiene ricordi che svanirebbero in fretta
Grazia
Un pilastro interessante, cui io non avevo pensato. Non ho mai scritto niente di autobiografico, finora.
Chiara Solerio
Mi rispecchio in tutti i punti da te elencati, specialmente (ma dai?!?) la consapevolezza.
Non so però se i miei siano gli stessi, ci devo riflettere un attimo. Magari farò un meme, uno di questi giovedì!
Grazia
Lo leggerò volentieri, se lo scriverai. Chissà se prima o poi riuscirò a pronunciare la parola "consapevolezza" senza pensare a te.
Chiara Solerio
Sai che è reciproco? Anche tu mi vieni sempre in mente!
Anonimo
Ok, allora ne dirò anch'io 5:
Creatività, passione, abnegazione, curiosità, studio.
Un caro saluto Sandra
Grazia
Urca, creatività! Questa sì che meritava un posto sul podio.
Giulia Lù
in un mio post di qualche tempo fa "il dolore e i personaggi cameo" affermavo che scrivo perché mi aiuta a non dimenticare. A volte ho bisogno di fissare sulla carta una storia, una persona, un momento che non voglio dimenticare. Poi c'è anche il piacere della scrittura e il fatto che quando penso di aver scritto una bella pagina mi sento felice. Mi rispecchio molto nei tuoi pilastri, in particolare dedizione e consapevolezza.
Poi amo tutto ciò che è creativo, sperando di esserlo un pochino anch'io.;)
Grazia
Leggendo i vostri commenti mi rendo conto che anche a me dà soddisfazione fissare alcuni frammenti di esperienza, anche se sono sempre tanto mimetizzati che io stessa non li riconosco subito come autobiografici. Sarebbe un peccato perderli.
Tenar
Tempo fa girara un meme simile, se ben ricordo, ma i pilastri erano intesi in senso narrativo, non come qualità dell'autore. Ben venga la tua domanda dunque (e anche i tuoi pilastri, che mi sembrano molto sensati).
– La gioia del narrare. Se non mi diverto o non mi interessa non c'è storia.
– La ricerca. Nella scrittura sono una secchiona e me ne vanto pure.
– La dedizione. Secchiona e pure sgobbona. Si scrive tutti i giorni, salvo casi di forza maggiore
– La voglia di migliorarsi.
– La testardaggine. Che serve a continuare anche oltre ogni legittimo buon senso.
Grazia
Il tuo ultimo pilastro sarebbe da incorniciare, se non fosse un'operazione un po' scomoda.
Daniele
A turno anche per me vacillano tutti, ma penso sia normale. Ogni forma d'arte risente del nostro stato d'animo.
Grazia
Già, saremo pure scrittori, ma non siamo bionici.
Serena
Il bisogno, il bisogno, il bisogno, il bisogno e il bisogno. Se no col cavolo che lo farei.
Grazia
Per me scrivere è un bisogno nei momenti difficili, ma mi fermerei a poche righe su un pezzo di carta; non arriverei a scrivere romanzi. Una storia strutturata mette in gioco molto altro.
Andrea Cabassi
Non saprei elencarne cinque, brava tu che ce l'hai fatta
Grazia
Mi è bastato lasciare fuori molti pilastri importanti.
Marina
Molti dei tuoi pilastri sono anche i miei: l'umiltà, per esempio, il riconoscere che essere perseveranti non per forza significhi arrivare a ottenere il risultato sperato; la pazienza, che è una dote che mi piace vantare e che non ho bisogno di allenare; il piacere di scrivere, come farne a meno! A prescindere da obiettivi, pubblico e successo, io scrivo per il gusto di farlo.
Grazia
E riesci a tenere il gusto di scrivere puro? Se ce la fai, ti chiedo di insegnarmelo.
Cristina M. Cavaliere
Più che altro mi incuriosisce la scelta del numero cinque per i pilastri…
Mmm, per quanto mi riguarda direi che innanzitutto ho un tandem: la libertà nella scrittura, che è al primo posto. E, subito dietro, la gioia come conseguenza. Tutto il resto va sui raggi delle ruote: la costanza, ma anche l'organizzazione pratica del mio tempo per poter scrivere; e la consapevolezza che sarò sempre un passo indietro rispetto alla meta ideale.
Grazia
Cinque pilastri? Rimugino…
Libertà e gioia sono un binomio imbattibile e ti rendono una vera macchina da guerra… pacifica.
Francesca
Incoscienza, onestà, fatica, cultura, empatia, perseveranza, che somiglia a "pazienza", è parente stretta, ovvero "bene o male io sono uno scrittore, qualunque cosa accada!".
Grazia
Mi piacciono i tuoi pilastri! Incoscienza, in particolare, è davvero un'aggiunta importante.
CogitoErgoLeggo
Quando scrivo, ho due pilastri che tengono in piedi tutta la baracca, più un terzo puntello esterno che non dipende direttamente da me.
Il primo pilastro è l'amore incondizionato per i miei personaggi, anche quelli antipatici. Forse perché sono sempre stata una bambina e una ragazza abbastanza sola, avevo (e ho ancora) l'abitudine di crearmi degli "amici" a cui far vivere delle storie incredibili che io non avrei mai vissuto. Dall'immaginare al mettere su carta, il passo è molto breve.
Il secondo è la volontà di voler fissare in qualche modo la vita e le esperienze dei miei personaggi, il voler dare a loro un storia e una personalità sfaccettata come se fossero delle persone reali, con pregi e difetti.
Il terzo, il puntello esterno, è il mio ragazzo. Prima di conoscere lui, il numero delle storie incompiute superava di gran lunga quello delle storie concluse. Adesso, invece, il mio ragazzo legge tutto ciò che scrivo, è un critico spietato e sa distinguere quando una storia merita di essere portata a termine e quando è meglio abbandonarla. Mi tira fuori dalle coperte quando la mia autostima cala impedendomi di proseguire con la stesura e mi aiuta a superare i vari blocchi che mi colpiscono periodicamente.
Grazia
Certe volte dimentico che non si scrive dal deserto. Avere accanto una persona di questo genere deve essere un grande aiuto.
Gloria Vanni
Abbiamo pilastri simili, Grazia! Sostituisco la dedizione con la condivisione e il piacere di scrivere con la voglia di imparare qualcosa ogni giorno. Sì, per me la scrittura è testimonianza storica – rileggo un post e riaffiorano stato d'animo e ricordi del momento in cui l'ho scritto e pubblicatto -, e strumento di conoscenza. Abbraccio e bacio
Grazia
La condivisione e la voglia di imparare qualcosa ogni giorno sono buoni pilastri anche per la scrittura, sai? Ricambio abbraccio e bacio.
Lisa Agosti
Numero 6: amabilità.
Tutti ti leggono volentieri perché ti sono affezionati, il che ti dà quella spinta in più a dedicarti pazientemente al consapevole piacere di scrivere (l'umiltà ha rotto, non vende affatto)!
Grazia
Parli di me? Mi piace questo sesto pilastro! L'umiltà, invece, si porta addosso questa immagine da cane bastonato che non le rende giustizia. Forse sarebbe ora di inventare un termine nuovo. Anzi, di prenderlo in prestito dall'inglese, così facciamo anche ripartire le recriminazioni contro la purezza della lingua, tanto per tenerci caldi.
Lisa Agosti
Giusto! Modesty? Deference? Passive-aggressiveness?
Grazia
Modesty non è male, ma passive-aggressiveness mi apre nuovi orizzonti.