Il personaggio simpatico è sopravvalutato
(K. M. Weiland)
Gli scrittori desiderano che i lettori amino i loro personaggi. Vogliamo che si sintonizzino con gli uomini e le donne che abitano le nostre storie, che empatizzino abbastanza da ridere e piangere con le persone immaginarie che abbiamo creato. Perciò, naturalmente, vogliamo che i nostri personaggi siano il più gradevoli possibile. Giusto?
Forse no.
A prima vista sembra logico che il fattore simpatia sia la caratteristica più importante nella considerazione del lettore, ma sono convinta che questo fattore sia sopravvalutato.
All’inizio dell’anno scorso, mentre scrivevo il mio romanzo fantasy Dreamers Come, mi sono trovata come sempre a preoccuparmi che ai lettori non piacesse il mio protagonista. Mi arrovellavo per escogitare modi intelligenti e appariscenti per convincerli che meritasse la loro attenzione, ma mentre mi stavo preparando alla revisione mi sono accorta – ironia della sorte – che in quasi ogni scena gli appunti presi a margine dicevano: “rendi Chris più scontroso”. Perché? Non sarebbe stato meglio rendere Chris più simpatico?
Riflettendo, mi sono resa conto che la gradevolezza del personaggio è il fattore meno importante nel convincere il lettore che valga la pena di dedicargli il suo tempo. Anzi, il personaggio simpatico è spesso sdolcinato, esasperante e sicuramente poco carismatico.
Piuttosto, entriamo in sintonia con personaggi che siano interessanti. Pensate ai personaggi di film e romanzi che più vi sono rimasti impressi. Scommetto che la loro caratteristica più rilevante non è la simpatia. Questi personaggi sono rimasti con noi per decenni non perché sono cittadini modello, ma perché sono affascinanti nella loro peculiare umanità.
Le dicotomie muovono la narrativa. Quando scriviamo di personaggi che combattono sia le circostanze che la loro natura profonda, creiamo personaggi reali, quindi interessanti. Questo non significa che i personaggi non possano essere buoni e avere valori morali, né che l’unico protagonista di cui valga la pena leggere sia l’antieroe; ma a nessuno interessa la perfezione. L’imperfezione è molto più reale e affascinante. È il carisma a trattenere il lettore, non la simpatia.
Analizzate con cura i personaggi della vostra ultima storia e non puntate tutto sul personaggio simpatico. Se rinunciate alle pretese di simpatia a ogni costo avrete personaggi più forti, alzerete la posta in ballo nel conflitto e schiverete molti cliché.
K. M. Weiland, americana, è cresciuta cavalcando sulle tracce di Billy the Kid e Jesse James sulle colline del Nebraska, dove vive tutt’ora. Oltre a contribuire al blog Wordplay: Helping Writers Become Authors, scrive romanzi e racconti.

Grazia Gironella, nata a Bologna, vive ai piedi delle montagne friulane ed è appassionata di natura e discipline orientali. Tra le sue pubblicazioni: La strada che non scegli (biografia); Cercando Goran (Searching for Goran in lingua inglese), Veronica c’è e Tutti gli amori imperfetti (romanzi); Tarja dei lupi e La pace di Jacum (racconti lunghi), e il manuale di scrittura creativa Nel cuore della storia.
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