Editoria

La scelta degli editori

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Ipotizziamo per un momento che non siano loro a sceglierci…

…o a scartarci, di solito! Mi piace porre così la domanda, come se l’unico problema dell’autore che ha un’opera pronta fosse decidere a chi farne dono. Però il problema esiste: una volta terminata la revisione, la scelta degli editori cui sottoporre il nostro lavoro è inevitabile.

Dico “editori“, al plurale. Se è vero che in teoria dovremmo proporre il nostro lavoro a un editore per volta, la realtà dei tempi di valutazione lo rende di fatto impossibile. Sei, otto, dieci mesi per ricevere una risposta, e più spesso un silenzio che equivale a un rifiuto… quante vite ci servirebbero per trovare qualcuno che pubblichi il nostro lavoro?

Perciò ci occorre non un nome, ma una rosa di nomi che dovremo trovare setacciando internet. Premetto che parlo di editori non a pagamento, perché solo quelli considero interessanti per chi desidera fare passi avanti sulla strada della scrittura. Lo so, esistono eccezioni, anche bravi autori hanno iniziato così, e comunque non è una colpa voler vedere il proprio lavoro stampato… ma le tipografie sono meglio dell’editoria a pagamento, parlando in generale, e non è questo l’argomento del mio post.

Perciò torniamo alla nostra ricerca, che procede per fasi:

1 – Quali editori esistono?

Ce ne sono centinaia, e ogni mese ne nasce qualcuno, mentre altri chiudono l’attività. In mente avremo solo i più visti nelle librerie, quelli che più facilmente ci ignoreranno, perché hanno già fior di autori nella loro squadra e ricevono ogni giorno centinaia di manoscritti da valutare.

Perciò ci serve ampliare la cerchia. Per fortuna qualche sito riporta delle liste di editori, mai esaustive e non sempre aggiornate, ma ugualmente molto utili per partire.

2 – Quali editori pubblicano il nostro genere?

Andiamo a gironzolare sul sito di ogni casa editrice e vediamo cosa scrivono nel “chi siamo” e quali collane pubblicano, perché nessuno pubblica tutto.

Qui non parlo di genere in senso stretto (giallo, fantasy, romance) ma anche del nostro modo di scrivere. Un romanzo mainstream (cioè non di genere) può avere tematiche più o meno impegnate, uno stile più o meno originale e ambizioso. È inutile proporre una bella storia, scorrevole ma priva di elementi di spicco, a un editore che si dice interessato a testi di denuncia sociale o di “alta letteratura”.

Come si capisce? Capirete, tranquilli; basta vedere come si esprimono. Se non vi sentite in sintonia, passate oltre. È inutile perdere tempo e farne perdere agli altri. E non fatevi tentare troppo dai “fuori collana”: molti editori hanno questa categoria nel loro catalogo, ma è poco utile tentare di
entrare dalla porta più stretta.

3 – Come sono nel dettaglio gli editori che abbiamo individuato?

A questo punto avremo ristretto almeno un po’ il numero degli editori papabili. Cerchiamo di tirare fuori tutte le informazioni che possiamo su di loro, analizzando meglio il loro sito ma anche controllando se qualcuno parla di loro.

  • Hanno esperienza o sono nati da pochi mesi e hanno pubblicato solo due opere?
  • Hanno recensioni sui giornali, partecipano a fiere del settore?
  • Progettano eventi promozionali per gli autori?
  • Chi ha pubblicato con loro?
  • Sono persone che possiamo contattare per avere le loro impressioni?
  • Come si pongono nei confronti degli esordienti?
  • Hanno un sito professionale oppure zoppicante?
  • Specificano se chiedono soldi agli autori, sotto qualunque forma?
  • Chi li distribuisce?

Quest’ultima domanda è cruciale: un editore con una distribuzione scarsa o nulla venderà quasi esclusivamente online, con tutte le limitazioni del caso. I migliori distributori in Italia, come Messaggerie, Cda, Pde o Nda, promettono almeno una buona diffusione; ma senza la promozione da parte dell’editore questa promessa può andare del tutto vanificata.

4 – Controlliamo i requisiti per l’invio dei manoscritti.

C’è chi accetta di valutare opere via email, chi solo su carta, chi prima vuole un estratto e una sinossi per decidere se è interessato a visionare l’opera intera. Le indicazioni trovate sul sito dell’editore sono regole da osservare, non da interpretare.

In assenza di specifiche, meglio usare un font normale come il Times New Roman dimensione 12, senza colori e senza foto, a meno che il tipo di opera non lo renda necessario. In caso di stampa va bene l’interlinea 1,5, meglio se su una sola facciata, con i nostri dati stampati in prima pagina.

La scelta degli editori cui inviare il manoscritto, come avete capito, richiede parecchio tempo. Iniziare a informarsi già mentre si scrive è la soluzione migliore per diluire l’impegno. Anche qui non ci sono certezze, ma solo ragionamenti da fare per focalizzarci sugli editori più adatti a noi.

Come spesso accade, se abbiamo fatto la scelta giusta lo sapremo solo a posteriori. Un ultimo consiglio: una volta inviato il manoscritto, non mettetevi ad aspettare la risposta, che è comunque lontanissima nel tempo
(se arriverà) e molto spesso sarà negativa. È così per tutti, all’inizio, e spesso anche dopo.

Meglio impegnare il tempo scrivendo, perché si sa, il nostro miglior lavoro è sempre il prossimo.     

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