Scrittura

Quando dettagli irrilevanti uccidono la narrativa

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(tratto da Come non scrivere un romanzo, di Howard Mittelmark e Sandra Newton)

“Aspettami qui, stallone. Vado a mettermi qualcosa di più comodo.”

Lubricia andò in bagno e chiuse a chiave la porta. Poi si tolse le scarpe basse, sistemandole una di fianco all’altra, vicino alla vasca da bagno. Poi si sfilò con fatica i jeans, troppo stretti sui fianchi, maledicendoli, col fiato corto. Poi controllò la tenuta del trucco, guardandosi allo specchio. Aveva un piccolo sbaffo di mascara sotto gli occhi e lo tirò via con una salviettina umida. Poi rovistò nel cesto della biancheria in cerca del negligé sexy che aveva lavato il giorno prima. Tirò via un maglione, due paia di mutandine, un calzino spaiato…”

Si può uccidere qualsiasi scena descrivendo le azioni di un personaggio nei loro dettagli più insignificanti. Come in uno dei paradossi di Zenone, dove una freccia non tocca mai il bersaglio perché le resta sempre da percorrere la metà della distanza rimasta, il lettore comincia ad avere la sensazione che la fine del vostro romanzo sia sempre più lontana.

Ecco due varianti.

In viaggio.

Una versione molto comune (quasi un’epidemia) è la scena che ritrae il personaggio a bordo di un mezzo di trasporto, mentre va da qualche parte dove finalmente accadrà qualcosa di interessante.

La sensazione che se ne ricava non è molto dissimile da quella che si prova quando qualcuno fa partire accidentalmente una  chiamata dal cellulare che ha in tasca, mentre è in giro a fare commissioni.

A letto.

Qualsiasi scena in cui un personaggio è descritto mentre si alza dal letto o s’infila sotto le coperte è da guardarsi con sospetto… a meno che su quello stesso materasso non ci sia anche qualcun altro.    

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