Scrittura

Il metodo di scrittura

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A ognuno il suo, perché deve funzionare!

Nei miei post parlo sempre di scrittura, ma raramente scendo nel personale. Oggi però voglio raccontarvi come lavoro. Il mio metodo non ha pretese di universalità, né di perfezione – anzi, subisce frequenti aggiustamenti – ma devo dire che ne sono abbastanza soddisfatta. Per questo voglio condividerlo con voi, e anche per cercare una risposta alla domanda: è proprio necessario crearsi un proprio metodo per scrivere?

Necessario forse no, ma utile sì. Lavorare seguendo un metodo – il nostro metodo, adatto alle nostre specifiche caratteristiche e messo alla prova sul campo – non ci permette soltanto di sfruttare meglio il nostro tempo e faticare meno per raggiungere gli stessi risultati, ma ci fa anche progredire più velocemente. Avere un metodo infatti non significa attenersi a regole astratte, ma piuttosto capire come funziona la nostra creatività per sintonizzarla con l’avanzamento della storia. Di fatto, chiunque scriva con costanza per anni sviluppa un suo metodo, volente o nolente; ma prestare attenzione fin da subito a questo aspetto della scrittura ci offre uno strumento in più da mettere nella nostra “cassetta degli attrezzi”, per dirla con le parole di Stephen King.

Biblioteca dell'Università di Delft, Paesi Bassi. Il bancone è costruito con libri riciclati.
Biblioteca dell’Università di Delft, Paesi Bassi. Il bancone è costruito con libri riciclati.

Ed eccolo qui, il mio metodo.

1 – Individuo l’idea centrale

La aspetto? No, la cerco. Non so voi, ma io non mi sveglio ogni mattina con un paio di nuove trame in testa. Per questo cerco di essere attenta a cogliere spunti qua e là: notizie di cronaca, letture, film, articoli in rete, pensieri sparsi. Ogni tanto scocca una scintilla promettente, che invece di spegnersi nell’arco della giornata si mostra capace di accendere un fuocherello. Non succede spesso, ma l’importante è che succeda.

2 – Lascio decantare la mia idea

Per qualche giorno (ma anche per settimane) lascio che l’idea vaghi libera nei miei pensieri, senza tentare di fissarla. Ci penso facendo finta di niente, per non farla scappare, mentre cammino o cucino o vado a prendere mio figlio a scuola. È importante che io non sia concentrata sull’idea, ma la tenga a margine della coscienza. Concentrarsi significa coinvolgere l’emisfero razionale, che in questo momento sarebbe solo un ostacolo.

Questo tempo di totale libertà dell’idea è anche un buon banco di prova: se l’idea è valida, altre idee si aggregheranno naturalmente, spunterà qualche personaggio, un’ambientazione interessante e così via. Se nasce in me anche una risposta emotiva all’idea neonata, è fatta.

3 – Coltivo l’idea

Inizio a prendere appunti e li sviluppo, usando la tecnica detta brainstorming: a ogni possibile domanda sulla storia cerco il maggior numero di risposte possibile, senza censurarne nessuna, per quanto stupida possa essere. Chi può essere il protagonista? Com’è il suo passato? Qual è il suo obiettivo? Chi c’è al suo fianco? E giù di dove, come, quando, e soprattutto e sempre perché. Questo è molto importante. A mano a mano che individuo le risposte migliori, lascio che queste mi portino ad altre domande, e così via fino a quando inizia a delinearsi un’ipotesi di trama.

4 – Studio bene i personaggi principali

Devono diventare persone reali, con carattere, gusti, passato, lessico loro propri. Non basta conoscerli bene; devo anche riuscire a calarmi nei loro panni. Più è importante il personaggio, più approfondito è il lavoro. Il tempo richiesto da questa fase è bene speso.

5 – Compilo una scheda per ogni capitolo.

Le mie schede sono rettangoli di cartoncino sottile poco più grandi delle carte da gioco. Se ho lavorato bene sull’idea e sui personaggi, avrò già in mente un certo numero punti di trama. Non devono per forza essere tutti, né essere quelli definitivi, ma in linea di massima devo sapere come si dipana la storia. Per ogni capitolo compilo una scheda su cui riassumo in una frase ciò che succede, più qualche dato sull’ambientazione e il punto di vista usato.

Perché proprio le schede? Non tutti le usano, ma per me presentano un vantaggio fondamentale: una volta compilate e attaccate su una lavagna o stese su un tavolo, mi offrono un colpo d’occhio sull’andamento complessivo della storia.

Ho troppe scene d’azione raggruppate, magari seguite due o tre capitoli calmi? Non voglio che il lettore viva una tensione narrativa troppo lunga per poi addormentarsi di botto. E i personaggi principali, compaiono nei posti giusti e un numero congruo di volte, oppure me ne perdo qualcuno? La sottotrama spezza troppo spesso la trama principale?

Questi e molti altri aspetti della storia diventano ben visibili quando si utilizzano le schede, che al bisogno possono essere integrate o spostate a simulare combinazioni diverse dei capitoli, in particolare nella revisione.

5 – Parte la prima stesura

Questa è una lunga galoppata in libertà. Seguo la traccia che ho fissato sulle schede (salvo modifiche sostanziali che mi vengano in mente come assolutamente necessarie), scrivendo nel modo più fluido e istintivo possibile, senza fermarmi a rivedere niente. Ogni valutazione, modifica, correzione è demandata alla revisione.

6 – È il momento della revisione

Dopo avere lasciato il testo a decantare per un mese almeno, leggo il testo di filato, senza prendere appunti, in pratica vestendo i panni di un lettore qualunque. Finita questa lettura, rileggo prendendo appunti a margine sulle modifiche da fare, dopodiché inizio a lavorare sul testo, un aspetto per volta, iniziando con la trama per terminare con lo stile.

7 – I beta-readers

Quando il testo ha raggiunto un livello che ritengo soddisfacente, lo sottopongo alla valutazione delle mie beta-readers, il primo vero pubblico di lettori (cui naturalmente renderò il favore).

8 – Revisione: ultimo atto

Sulla base delle critiche che riconosco azzeccate opero le ultime modifiche al testo.

Questo è il mio metodo di lavoro. Somiglia al vostro? Comunque sia, esiste un metodo per ogni scrittore. Il segreto è non dare per scontato che il primo provato – il più istintivo – sia per forza il migliore.

Metodo a parte, per sapere qualcosa in più su di me vi rimando a due interviste recentissime: la prima al blog Dentro il cerchio, di Tina Caramanico, e la seconda al blog Anima di carta, di Maria Teresa Steri. Un grazie a entrambe!

15 commenti

  • animadicarta

    Condivido tutti i punti, a parte le schede. Mi piacerebbe in realtà avere un metodo come il tuo in merito ai capitoli, ma faccio ancora fatica a pianificare in modo così preciso. E' un metodo interessante, comunque. I personaggi per quanto mi riguarda prendono forma man mano che scrivo, all'inizio mi faccio un'idea generale, ma solo con il tempo vengono realmente fuori.
    PS intervistarti è stato un piacere

  • Tenar

    Innanzi tutto complimenti per il blog, che ho scoperto grazie a Anima di Carta. Il mio metodo non è molto dissimile. Niente schede, perché le perderei, però faccio una scaletta con i punti fondamentali della storia e faccio leggere i capitoli già in itinere, per rendermi conto delle aspettative che generano e, se il caso, cambiale qualcosa quando il danno non è troppo esteso

    • Grazia Gironella

      So che diverse persone fanno leggere, come te, il lavoro ancora incompiuto. Io non lo faccio perché preferisco correggere da sola il più possibile, ma mi rendo conto che anche il tuo sistema ha i suoi vantaggi. Grazie per i complimenti e benvenuta, a proposito!

  • Luca Sempre

    Tra la seconda e la terza revisione faccio passare 4/6 mesi.
    Rileggere con occhi lucidi e distaccati è fondamentale, secondo me.

    • Grazia Gironella

      Hai ragione, un mese è troppo poco. In effetti quando mi è capitato di fare uno stacco più lungo, magari non per scelta ma perché avevo in mezzo qualcos'altro da scrivere, ho notato la differenza in positivo.

  • Lisa Agosti

    grazie per condividere il tuo metodo, è molto interessante. Posso chiederti come hai fatto a trovare un gruppo di beta-readers? Mi domando se troverò naturalmente affiliazione con altri scrittori vagando sui blog o se sia meglio cercare attivamente gruppi già formati. Grazie, Lisa

    • Grazia Gironella

      Benevenuta, Lisa! Il mio gruppo di beta-readers è nato grazie a un'amica scrittrice e alle persone che ho conosciuto facendo parte della redazione del sito StoryBox (http://storyboxonline.wordpress.com). Credo che frequentando forum e blog di scrittura si abbia la possibilità di conoscere persone interessate all'argomento, con cui poi si possono sviluppare dei rapporti. Secondo me però occorre un po' di sintonia e anche di stima reciproca, sennò lo scambio di testi perde di significato. Perciò direi: resta nell'ambiente e troverai qualcuno "giusto", magari con la stessa esigenza. Entrare nei gruppi di beta già esistenti può non essere facile, perché scambiarsi i manoscritti con molte persone diventa piuttosto impegnativo.

  • Chiara

    Pur avendo la passione della scrittura fin dalla tenera età, sto lavorando al mio primo romanzo. Nelle ultime settimane ho avuto modo di leggere questo blog con grande attenzione (non tutto, ma buona parte) ed ho trovato degli spunti decisamente interessanti, in primis quello delle schede, che sono sicura mi aiuteranno molto (sabato ho comprato i cartoncini ed appena avrò finito di definire i personaggi mi metterò all'opera). Un metodo mio non l'ho ancora, almeno non su progetti così ampi, ma partire dal tuo per poi eventualmente personalizzare può essere un'ottima idea

    • Grazia Gironella

      Ciao Chiara, benvenuta anche a te. In effetti non esiste un metodo universale; prendiamo spunto dagli altri per crearci il nostro. Adesso verso il mio metodo provo un certo affetto, mi piace e mi dà sicurezza; però lo ritocco anche, se mi arriva qualche buon suggerimento. La stasi è pessima!

    • Chiara

      Per fortuna la scrittura non è matematica: le addizioni si possono fare in un solo modo, ma il metodo di uno scrittore è in continua evoluzione. Adoro questa libertà!

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