Maestri

La passione sulla pagina

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Da un articolo di C. S. Lakin

La passione dell’autore per la scrittura si infiltra nelle pagine, è qualcosa di tangibile, elettrico, contagioso. Credo che questo tipo di passione emerga al meglio quando ci facciamo da parte e smettiamo di ostacolarci. Il desiderio di successo, di riconoscimenti, di pubblico costituiscono altrettanti blocchi per una scrittura appassionata.

Da una parte c’è il nostro infernale critico interiore che ci osserva mentre scriviamo, dall’altra abbiamo l’insicurezza e il dubbio di star prendendo in giro noi stessi e gli altri con l’idea di saper scrivere bene. Dobbiamo ridurre al silenzio questi due tangheri.

L’autore ha bisogno di affinare i suoi strumenti per imparare a scrivere bene; questa è una questione cruciale. Ma focalizziamo per un attimo l’attenzione sulla passione. Credo che molti autori se ne allontanino nel tempo. Basta vedere quanti di loro, dopo un primo successo, sembrano scrivere sempre peggio – o con meno passione – nelle opere successive.

Spesso l’autore viene preso dalla spirale del marketing e della promozione, che gli rubano energia. Scrivere un romanzo è un duro lavoro in sé, perciò se aggiungiamo questo tipo di pressioni il risultato sul nostro spirito è pesante, e va a influire sulla nostra passione.

Ma esistono altri blocchi, come nel caso di autori famosi che vengono istigati a scrivere sempre più in fretta per sfornare nuovi successi. Forse però noi non abbiamo questo problema e possiamo concentrarci solo sulla storia che vogliamo scrivere. Questa storia, adesso.

Come possiamo trasmettere la passione per le nostre parole e idee? Essere convinti che la storia funziona non basta. Possiamo credere fino in fondo nel suo valore, poi darla da leggere a qualcuno e scoprire che resta indifferente. Perché?

Non ci sono formule magiche per avvincere il lettore, ma i grandi romanzi che sono ben scritti e irradiano passione attraggono folle di lettori appassionati.

Apprezzo le parole di Donald Maass, che nel suo libro “The Fire in Fiction” dice: “I capolavori sembrano eventi isolati… Possiamo credere che questa eccezionalità sia nata da un singolo lampo di ispirazione. Io non lo credo. Un capolavoro può avere una particolare ispirazione, ma non è magico.”

Prosegue dicendo che non ha senso cercare l’ispirazione o l’idea perfetta, perché la magia è imprevedibile e misteriosa, perciò non può essere ripetuta. La passione, invece, “è alla portata di qualunque autore, ogni volta che si siede a scrivere.”

Sono d’accordo con lui. Invece di preoccuparci del perché scriviamo o di analizzare fino all’esaurimento i nostri obiettivi, le idee per creare storie e le possibilità che il mercato offre ai nostri romanzi (che magari non abbiamo ancora scritto), suggerisco di ritornare al nostro primo amore per la narrazione.

E’ per questo che abbiamo iniziato a scrivere, giusto? Dobbiamo non solo spazzare via il nostro critico interiore e gli altri ostacoli estranei alla scrittura, ma anche ritornare al luogo semplice dove si riscopre la gioia della creatività ogni volta che ci si siede a scrivere.

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