Scrittura

Come scrivere un buon racconto

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Non è narrativa di serie B!

Questa settimana doppio post! L’elenco dei trentotto punti di Bickham ha lasciato inevaso l’argomento che avevo in mente: il racconto.

Dei racconti parlo di rado, fondamentalmente perché non li leggo volentieri, anche se per paradosso ne ho scritti parecchi e anche con piacere. Il fatto è che in veste di lettrice mi lasciano sempre insoddsfatta: se il racconto non mi è piaciuto ho l’impressione di avere sprecato il mio tempo; se invece mi è piaciuto rimpiango il fatto che sia finito troppo presto, intendendo con “troppo presto” una durata inferiore alle trecento pagine, più o meno.

Comunque sia, scrivendo racconti per la rete e i concorsi e mettendo insieme i miei gusti con i riscontri dei lettori, mi sono fatta un’idea personale di quali siano gli ingredienti fondamentali di un buon racconto.

1 – Un’idea centrale intrigante

Un racconto, soprattutto se breve, è il frammento di un tutto che in qualche modo resta celato al lettore oppure viene appena intuito. Se così non fosse ci troveremmo a leggere le vite riassunte di un pugno di personaggi, e naturalmente non è quello che vogliamo. Perciò, che il frammento sia memorabile!

So che a qualcuno piace leggere della profondità del quotidiano analizzata al microscopio, ma vi assicuro che poche cose mi rattristano come leggere di personaggi normali che fanno cose normali pensando pensieri normali, a prescindere dallo stile dell’autore. Con questo non voglio dire che l’argomento debba per forza essere straordinario, ma lo spunto di fondo deve essere abbastanza interessante da farmi dire “cosa può succedere in questa situazione?”

2 – Un elemento d’eccezione

Può essere una situazione originale, uno stile che lascia senza parole o altro, a seconda della specifica abilità dell’autore. Se io dovessi essere speciale raccontando di dettagli truculenti e battaglie, avrei già smesso di scrivere da un pezzo! In un modo o nell’altro, il racconto deve lasciare nel lettore un’emozione intensa nel breve spazio a sua disposizione. La valutazione di un romanzo è diversa: la lettura dura più a lungo, i vari ingredienti della narrazione si armonizzano e si compensano a vicenda, perciò l’impressione finale può anche risultare tiepida senza per questo essere negativa. Nel racconto non è così.

Un elemento su cui punto spesso nei miei racconti è un’ambientazione non comune. Nel caso di “La scelta di Oyun” (che trovate nella pagina dedicata ai racconti) è la steppa mongola, in altri racconti è stata una città mineraria nella Svezia dell’Ottocento oppure la Carnia occupata dai cosacchi; ma anche nel mio romanzo “Due vite possono bastare” è presente un viaggio e il contatto con una cultura diversa. Credo sia bello raccontare al lettore qualcosa che non sa e fornirgli materiale nuovo su cui fantasticare, intessuto tra i fili della storia in modo da non risultare didascalico.

3 – Un protagonista d’impatto

Deve rimanermi scolpito nella memoria. Niente protagonisti inetti e complessati senza riscatto per me, please! Gli anglosassoni parlano spesso di personaggi “larger than life”, tradotto alla lettera “più grandi della vita”. Ecco, un tocco di leggendario lo deve avere il protagonista del racconto, anche nel contesto apparentemente più normale.

4 – Un incipit e una chiusura perfetti

Dove le parole sono poche, ognuna deve splendere come un diamante. Se poi si riesce a fare lo stesso nella narrativa lunga, fantastico.

5 – Un titolo azzeccato

Non sempre si attribuisce al titolo la giusta importanza. Eppure è come un marchio: se non è sciatto, anche a distanza di tempo resiste nella memoria.

6 – Assenza di verbosità e dettagli inutili

Sottolineo: inutili. Cosa sia utile e cosa no dipende dallo specifico racconto, ma una cosa è sicura: quello che non serve diluisce l’impatto del resto. Ma questa è solo la mia lista personale.

Cosa è importante secondo voi in un racconto?
Qual è il punto di forza dei vostri racconti, se ne scrivete?    

7 commenti

  • Anonimo

    Ciao Grazia seguo il tuo blog da un po' di tempo e anche la tua pagina facebook. I tuoi articoli sono sempre interessanti, danno sempre nuovi spunti e argomenti su cui riflettere e tante idee da sperimentare. Sei grande, continua così! Volevo chiederti a proposito di racconti: ti sei mai cimentata nei racconti a più mani? cosa ne pensi a riguardo? Ad esempio un sito come 20lines, utilizzato come "palestra" per migliorarsi e confrontarsi con un "pubblico" attivo, può essere utile?
    -Chiedo scusa se sono andata fuori topic, ma sono molto curiosa di sentire un tuo parere
    grazie e ciao
    Paola

    • Grazia Gironella

      Grazie mille per gli apprezzamenti. Una sola volta ho partecipato alla stesura di un racconto a più mani, e la mia conclusione – non me ne vogliano i miei compagni di scrittura – è stata: mai più. Questo nonostante il racconto in questione sia poi stato apprezzato. E' troppo frustrante per me non avere l'ultima parola su come si sviluppa il testo. Scrivere è una delle poche occasioni in cui ci si può sentire onnipotenti! Dubito anche che serva come esercizio, se non per la pazienza. Il risultato finale infatti non esprime la voce di tutti, ma una voce ibrida che non appartiene a nessuno, proprio per i compromessi che si sono resi necessari. A meno che non si tratti di una scrittura a più mani in cui semplicemente ognuno aggiunge un pezzo, senza pretese di creare un tutto organico; ma allora si tratta solo di un passatempo, non del tentativo di scrivere un testo valido. Detto questo, qualunque iniziativa che invogli a scrivere e metta in contatto con altri scrittori è benemerita e può portare a miglioramenti, magari indirettamente.

  • Francesca

    Ciao Grazia,
    scusa se rispondo a un post così vecchio, non so se questo è consentito.
    Da mesi mi frulla in mente il punto 3 di cui sopra e mi chiedo cosa tu indessi dire. Non te l'ho domandato allora, provo a farlo adesso.
    Ma che cos'è, poi, questo protagonista inetto? Chi è?
    Mi viene in mente quello di "Senilità" di Svevo: inetto da morire, eppure immortale!
    E nel caso di un protagonista negativo? Ad esempio in un romanzo che si muove su un registro umoristico-satirico? Satira di costume ad esempio…lo so che non è il tuo genere, ma come appassionata di letteratura italiana io leggo molte cose di questo tipo.
    Comunque credo che anche nel fantasy (genere di cui confesso di intendermi poco) ci possono essere protagonisti negativi, credo, antieroi, non è così?
    Insomma, questi antieroi e questi inetti non possono proprio funzionare? O non possono PIU' funzionare?
    Grazie in anticipo per le delucidazioni che vorrai fornirmi.

    • Grazia Gironella

      Puoi rispondere a qualunque post, tranquilla! Tanto mi arriva l'avviso, perciò non rischio di non accorgermi del tuo commento.
      "Senilità", in effetti, non è un racconto. In un romanzo c'è spazio per fare arrivare al lettore la grandezza del personaggio, che può manifestarsi in tanti modi, anche non appariscenti. Si può essere grandi anche nello spirito di sacrificio, per dire. In un racconto, invece (ma questa è la mia opinione) è difficile che un personaggio "tiepido" non risulti insulso, perché non hai spazio per farlo esprimere in base ai suoi tempi quieti. Altro discorso è l'eroe negativo, che facilmente ha impatto da vendere. In sostanza il post è riferito soltanto al racconto, che non è un romanzo in breve, ma qualcosa di diverso.

  • Francesca

    A dire la verità, però, non ho mai capito la differenza tra romanzo breve e racconto lungo. Per me dalle 80.000 battute in su è sicuramente un romanzo breve. La differenza sta forse nella struttura? Scusa per la banalità della domanda.

    • Grazia Gironella

      La domanda non è affatto banale. Sull'unico testo in cui ho trovato qualche dato – "Il prontuario dello scrittore" di Franco Forte – si dice: racconto breve fino a 10.000 battute (sempre spazi inclusi) – racconto tra 10.000 e 60.000 – racconto lungo tra 60.000 e 100.000 – romanzo breve tra 100.000 e 300.000 – romanzo oltre le 300.000. Quanto queste cifre siano oggettive e riconosciute potrebbe dirlo soltanto chi lavora presso un editore.

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